Terra ancora lontana, terra arida
graffiata dalla tramontana
le raspa il mulo l’indurita crosta.
Passano
su di lei da borgo a borgo
ricorda, i mercanti in carovana
e i pellegrini verso Roma.
Passano
talora da castello
a castello in solitudine
sulle loro bardate cavalcature i capitani
con la mente a Siena
e al suo difficile governo.
Potrò, forse potrò
fissare il più romito
e anche lui sarà passato senza traccia – oh grazia
equanime – su quelle luminose lande,
avendo molto provato e molto dato,
essendo quasi e non essendo stato.
Mario Luzi. Tratto da: Viaggio celeste e terrestre di Simone Martini (Garzanti)
Mario Luzi, nel suo Viaggio celeste e terrestre di Simone Martini immagina un onirico ritorno in patria, da Avignone, di Simone Martini, ricco di sogni e riflessioni del grande artista, ma mai avvenuto nella realtà. In un brano si incontra il un racconto di terre aride, mercanti e pellegrini ma anche di castelli, cavalcature e capitani «con la mente a Siena e al suo difficile governo». Eppure sembra di vederlo uno di quei capitani, materializzarsi nell’arte di Simone Martini, e non certo per la fantasiosa interpretazione. Il pittore viene incaricato dal Comune di Siena di celebrare le vittorie di Montemassi e Sassoforte in maniera realistica, come una foto celebrativa da tramandare ai posteri. Il dipinto sopravvissuto, con l’assedio di Montemassi in evidenza, corrisponde a un episodio cruento, collocato nel 1328, che vede da un lato i residenti appoggiati dall’esercito lucchese di Castruccio Castracani e dall’altro l’esercito senese affidato a Guidoriccio da Fogliano il quale, dopo alterne vicende, prevale in una decisiva battaglia. Quella vittoria è strategica, perché rende agevole il controllo delle Colline metallifere, ricche di minerali preziosi. Tant’è che il Martini viene subito incaricato di celebrarla (un documento attesta che il pittore ricevette il relativo pagamento nel 1330) insieme ad altri castelli conquistati, con una fedeltà tale da rendere quasi sovrapponibili il dipinto con la realtà. Il castello non è integro, ma i possenti ruderi sono ancora lì, perfettamente leggibili, mentre un grande vigneto si estende a valle. L’emozione per il luogo, confrontato al dipinto, è pari alla distanza temporale che li separa: circa settecento anni.
Vedute di Montemassi e della omonima cantina, presunto autoritratto di Simone Martini