«Il piacere del bagno all’uso di Finlandia»

"Si scaldarono le pietre e quando tutto fu pronto, dietro l’avviso di una ragazza di 18 anni, a cui le faccende del bagno erano commesse, entrammo nella camera ove codesta ragazza ci spogliò e ci presentò un bacino d’acqua fredda con alcuni rami di betulla perché ci sferzassimo da noi; indi essa gittò dell’acqua sulla massa delle pietre infocate. Io debbo confessare l’imbarazzo in cui mi trovai in tale situazione tutta nuova per me. Per tenere a segno la testa cercai di fissare costantemente gli occhi sul mio compagno e d’imitare la sua indifferenza esemplare. Ma trovai molto forte e sul principio incomodo il calore del luogo. Pure mi ci avvezzai, sicché lo sostenni a 65 gradi del termometro Celsius. In una tale temperatura provai una deliziosissima sensazione quando la ragazza venne a buttarmi dell’acqua sul capo, e che questa mi calava giù per tutta la vita. lo stesso pur fu quando, bagnati nell’acqua què rami di betulla che ho accennati, mi misi a battermi il corpo. Stato così mezz’ora, il sig. Castreins, a cui aveva esposto il desiderio di vedere prima lui sottomettersi alla cerimonia d’uso, egli si prestò senza ritardo; e capii come avea da fare anch’io ala mia volta. La ragazza gli presentò uno scabelletto su cui egli si assise, essa gettò sulla testa dell’acqua fredda, ne spremette i capelli e con sapone ed acqua gli lavò tutto il corpo e lo fregò sino alla cintura. In appresso passò ai piedi, gli fregò le gambe e particolarmente il collo del piede e il tallone. Io era stupefatto vedendo questa operazione; ma ciò che più mi colpiva era la perfetta apatia del ministro. Non avendo avuto coraggio a tanta prova, presi i miei abiti e saltai fuori del bagno. L’uso porta che si dia qualche mancia alla ragazza; e deve darla anche il padrone. Questa mancia si chiama in finlandese “sauna raha” (mancia del bagno) che consiste in qualche soldo ciascuno, costume che in alcuni luoghi massime in Città si usa dai padroni stessi di casa benché la ragazza sia di servizio.

Tratto da: Viaggio al Capo Nord, Giuseppe Acerbi. Stampa anastatica, edizione a cura di Vincenzo De Caprio (Vecchiarelli editore)

L’episodio della sauna risale al 1799. Giuseppe Acerbi ha organizzato una spedizione via terra verso Capo Nord. A Kemi, insieme ai suoi compagni di viaggio, è ospite del sacerdote protestante Matheus Castrein, il quale «volle farci gustare il piacere del bagno all’uso di Finlandia». Una scoperta rimasta nell’immaginario collettivo, ricordata da una targa. Da questa esperienza ne è scaturito il nome, Sauna o, meglio «sauna raha» non significa altro che “mancia” nella lingua originaria ma, per una mera incomprensione, è diventato quello conosciuto in tutto il mondo. In ogni caso, il merito resta:  in quella stessa sauna da lui frequentata, ad Acerbi è dedicata  una incisione . Un altro monumento il nostro personaggio se l’è guadagnato per aver diretto il primo concerto all’aperto mai visto in Finlandia.  Ma fui siamo alle soste di un viaggio che l’avrebbe portato, primo “europeo” al di fuori della Scandinavia, a raggiungere Capo Nord via terra. Perché il primo a raggiungere questo punto estremo del mondo, ma via mare, fu un altro italiano, il ravennate e gesuita Francesco Negri, vissuto nella città natale tra il 1632 e il 1698. Organizza e intraprende da solo, quarantenne, il suo viaggio con destinazione “il punto più settentrionale d’Europa”. Questo esploratore e naturalista, esperto in geografia, astronomia e scienze naturali, era partito nella convinzione che non ci potesse essere sito più interessante al mondo della calotta artica, dando per scontato che nessuno potesse vivere a certe latitudini.

Dovette ricredersi, oltre a sbalordirsi per alcune usanze locali, come lo sci di fondo o la caccia alla balena, all’orso o alla foca, che apprese e descrisse, diventando così il primo etnografo di quel popolo sbalorditivo: i “Laponi”. Soddisfatto per la sua impresa, scrisse nel suo Viaggio settentrionale, Fatto e descritto da Francesco Negri da Ravenna: «Or eccomi giunto al Nord-Cap, che è à dire all’estremità di Finmarkia, anzi, non trovandosi più altra terra dal genere umano verso al Polo abitata, del Mondo stesso; però co’ termini del medesimo rimane terminata la mia Curiosità, onde son disposto à ritornar in Danimarca, e indi à Dio piacendo, alla Patria».

Giuseppe Acerbi è, quindi, un prosecutore di un filone di esplorazione tutto italiano. Si tratta di un altro personaggio poliedrico: politico, intellettuale, nel viaggio in Lapponia esegue studi botanici, scrive poesie, musiche di vario genere e persino un poema epico, poi divenuto canto religioso. Metterà anche lui per iscritto studi, tappe e avventure nel libro Viaggio a Capo Nord (L’anno 1799)Nemo profeta in patria, comunque. Si può dire che sia molto più noto in Finlandia che in Italia, visto che una sua melodia è usata come sigla della radio statale finlandese.

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