Simone Martini, il particolare dell'Angelo dell'Annunciazione e due santi (1333)

L’Annunciazione e l’olivo

Olio, Puglia

Non lauro o palma, ma tranquilla oliva
Pietà mi manda, e ‘l tempo rasserena,
e ‘l pianto asciuga, et vuol anchor ch’i’ viva

Tratto dal Canzoniere (1230) di Giovanni Petrarca


L’oliva, l’olivo hanno un valore culturale, sociale e religioso, di gran lunga superiore a quello del frutto o della pianta.  Rappresentano un mondo che non può essere chiuso a un prodotto, a un paesaggio, a un turismo superficiale: dentro una bottiglia d’olio d’oliva extravergine c’è un patrimonio di arte, tradizioni, letteratura, religione. Paradigmatiche sono le rime di Petrarca, che si aggiungono a quelle di tanti altri poeti, come può esserlo il ramoscello d’olivo portato nel becco di una colomba che annuncia a Noè la fine del diluvio. Zeus, quando decide di dare in dono Atene e l’Attica al Dio a chi avrebbe fornito a questa terra il dono più utile, non ha dubbi: tra Poseidone che fornisce il cavallo e Atena l’olivo, sceglie sua figlia, sostenendo che il cavallo è per la guerra mentre l’olivo è per la pace. Il Colle degli olivi è il luogo dell’agonia e della cattura di Gesù. La domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, acclamato dalla folla che agitava rami e fronde, in Italia si celebra con i rami d’ulivo, del resto eterno simbolo di pace, giustizia, vittoria. L’olivo come simbolo che si lega al divino, dunque, ma anche al  potere:  l’imperatore Traiano fa coniare una moneta in occasione della costruzione della via Appia-Adrianea, che oltre alla sua effige presenta, sul retro, una ruota e una fanciulla che regge un ramo di olivo, simboli della strada e della fertile Apulia. Perno della cucina Romana, l’uso dell’olio si perde con l’arrivo di popolazioni straniere e con le condizioni economiche e sociali, dopo il crollo dell’Impero occidentale. Sono gli ordini religiosi ha preservare l’olivo e la trasformazione in olio, quando in Europa si impone l’uso di lardo e strutto. Non è un caso che siano dei monaci francesi a introdurre la coltivazione dell’oliva nel monastero di Taggia, in Liguria. Nel Senese, dei giovani di buona famiglia fondano l’Ordine benedettino olivetano, pensando al Colle degli olivi, ma anche agli olivi del luogo scelto. Siamo nel XIV secolo. In quel periodo, nelle Annunciazioni il giglio della purezza che tiene in mano Gabriele diventa uno scettro, che Simone Martini sostituisce con un ramo d’olivo. Una corona, sempre di olivo, cinge il capo del suo arcangelo, come quello di Ambrogio Lorenzetti.

Annunciazione di Simone Martini (Uffizi)

Quest’ultimo inserisce gli olivi in un paesaggio fedelmente riprodotto, nel suo capolavoro allegorico sul Buono e cattivo governo. Nello stesso dipinto, la figura della Pace è ritratta con, in testa, una corona di olivo, tanto per rimarcarne il significato. In altri dipinti, specie nel Rinascimento, la pianta compare, ma per assecondare un messaggio religioso. Poi, gradatamente,  trova uno spazio da protagonista: Vincent van Gogh dipinge gli olivi della Provenza mentre Claude Monet ritrae, incantato, gli olivi e i paesaggi della Liguria. In Puglia, gli olivi alle pendici di Castel del Monte sono un capolavoro anche senza la mediazione di un artista. Dalle piante salvate dai monaci ai milioni di esemplari diffusi in tutte le regioni, c’è una evoluzione che non può essere limitata al prodotto-olio. Per questo non bastano  la visita al frantoio (che pure è indispensabile) o i corso di degustazione. Il patrimonio di valori che ruota intorno all’olio è enorme, come è alta la qualità e varietà delle produzioni: in Italia ci sono almeno cinquecento cultivar dell’olio, come in nessuna altra zona o nazione al mondo. I legami culturali, gli aspetti simbolici, le storie intorno all’oliva e all’olivo possono ispirare decine di viaggi, itinerari, esperienze. Si può dire che non ci sia tipologia di oliva che non abbia un collegamento con una abbazia, un’opera d’arte, un castello o un grande personaggio della storia.

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