Monte Oliveto Maggiore e le centoventi cultivar toscane

Toscana, Olio

C’è una Abbazia a sud di Siena, in un luogo che sembra un programma: Monte Oliveto Maggiore. È il centro principale di un ordine monastico. Tutto nasce quando, nel 1313 il nobile Giovanni Tolomei  si ritira in una sua proprietà di Accona ovvero quell’area brulla e a tratti desertica che oggi ha il nome di Crete senesi, per condurre una vita da eremita, vivendo in grotte naturali e costruire una piccola chiesa. Giovanni decide di cambiare, in onore di Bernardo di Chiaravalle: diventerà San Bernardo Tolomei.  Nel 1319 insieme a tre amici (Francesco, del quale non si conosce il casato, Ambrogio Piccolomini e Patrizio Patrizi) il vescovo di Arezzo autorizza la nascita della Congregazione benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto, con evidente richiamo al monte degli Ulivi di Gerusalemme, luogo dell’agonia e della cattura di Gesù. L’abbazia è uno scrigno di arte, basti pensare al chiostro grande, con gli affreschi delle storie di San Benedetto realizzati da Luca Signorelli e Antonio Bazzi detto il Sodoma. Gli olivi ci sono davvero a  Monte Oliveto: in questo caso nome e funzione si uniscono. I benedettini, seguendo la regola Ora et labora (prega e fai fatica) hanno continuato per secoli a produrre vino e olio. Ancora sono visibili, nella cantina del monastero, immensi ziri di terracotta. Gli stessi che venivano prodotti a breve distanza, Petroio, piccolo centro del Comune di Trequanda, secondo una tradizione ancora in auge e testimoniata dal locale museo. L’acciaio ha sostituito i vecchi contenitori, mentre la produzione olivicola toscana è cresciuta, nella diversità Monte Oliveto è un simbolo di una varietà incredibile di cultivar (circa centoventi) che si identificano talvolta con un piccolo gruppo di case. Impossibile citarle tutte. Quelle più diffuse sono il Leccino, il Moraiolo, il Frantoio e il Pendolino. Ognuna con piccole varianti di gusto e con precisi abbinamenti ai piatti locali. Per inciso, l’area confinante di Trequanda è tra quelli con una maggiore vocazione olivicola in Toscana. Qui, accanto agli olivi, sopravvivono le coltivazioni a scacchiera tipiche della mezzadria, mantenendo un paesaggio rurale storico, come tale riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole.


Leggere

Olivo. Tesoro del Mediterraneo. AA. VV. (Alinari)

Olio extravergine d’oliva. Marco Larentis, Simone De Nicola, Stefano Bonamico (Hoepli)

Simone Martini. Pierluigi Leone De Castris (Federico Motta Editore)

Pittura Senese. Giulietta Chelazzi Dini, Alessandro Angelini, Bernardina Sani (Federico Motta Editore)

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