Grandi sale per la musica, il pianoforte più grande del mondo, architetture imponenti Jugendstil: signori, la Lettonia!
Il palazzo della musica di Ventspils

Il pianoforte più grande, tra palazzi della musica e quelli Jugendstil

L’ultima attrazione in campo musicale della Lettonia si deve al musicista e innovatore tedesco (anche in campo architettonico), David Klavins: il pianoforte più grande di sempre. Si tratta di una costruzione verticale con corde lunghe almeno cinque metri, con la tastiera a mezz’aria, più o meno a tre piani di altezza rispetto agli ascoltatori. Il nome tecnico è M470i, numero che coincide con la sua lunghezza. Non ha copertura in legno, e chi ascolta può vedere le virazioni delle lunghissime corde.

David Klavins e il suo pianoforte

Per inciso, è collocato nella sala da concerto di Ventspils, una delle sale e palazzi dedicati alla musica realizzati recentemente in grande città, con effetti altrettanto straordinari: basti pensare all’affascinante e avveniristica Great Amber Concert Hall. Innovazione e tradizione, architettura e musica sembrano destinati a incontrarsi in un Paese che ha sempre investito nella cultura, costruendo un enorme patrimonio. Le Dainas, canzoni popolari lettoni pubblicate nel 1878 hanno un valore inestimabile per chi vuole conoscere il folklore e l’antichità dei Baltici. Del resto, l’elemento precipuo della vitalità baltica è proprio il canto, come hanno dimostrato i giorni del definitivo distacco dall’Unione Sovietica, quando nelle tre nazioni si sono svolte immense manifestazioni popolari che hanno dato vita alla cosiddetta «rivoluzione del canto».  Proprio in Lettonia, a metà dell’Ottocento, iniziano a prendere piede le feste di canto corale, capaci di raccogliere migliaia di cantori e danzatori, fino a quella più famosa, che coinvolge quarantamila protagonisti in un palco immenso. Palazzi della musica e sale da concerto sono diffusissime: si va dalla Vidzeme Concert Hall di Cēsis (città nota per un fascinoso castello medievale) alla storica Lielā ģilde. E come dimenticare il maestoso Teatro dell’Opera Lettone?

Quello è il periodo di innovazioni anche in altri campi, come l’architettura. Fino ai primi del Novecento fiorisce il massimo charme della capitale, nel nome dello Jugendstil, e con modalità che non hanno paragoni in nessun’altra città europea, che sia Bruxelles o Vienna, Praga o Barcellona. Altrove si tratta di singoli edifici, qui invece si tratta di strade intere, che videro scatenarsi la fantasia di architetti locali come Mickail Eisentstein, il padre del famoso regista, che lavoravano su commissione di una nuova classe borghese, arricchitasi per l’espansione delle attività portuali. Si può rimanere ore con il naso per aria ad ammirare motivi floreali, pavoni, gatti, leoni, sfingi, ippogrifi, le Atene o gli Hermes a decoro di facciate, pinnacoli e terrazzi, come fossero castelli di sabbia.  In totale, sono ottocento edifici, che coincidono con un inatteso revival letterario e la pubblicazione di libri e giornali in lingua lettone. Che si tratti di musica, o letteratura o architettura cambia poco, in fondo sono solo manifestazioni di un rinnovato senso di identità nazionale, finalmente fuori dalle abituali potenze straniere. Un afflato di breve durata, recuperato però nel 1991.

Leggere

Anime Baltiche, Jan Brokke (Iperborea) 

Navigare

www.liveriga.com

www.lettonia.it

www.neiburgs.com

www.latvia.travel

www.lielaisdzintars.lv/en

www.kukduga.lv/en

www.latvia.eu/regional-concert-halls

www.visitkuldiga.com/en/

Ascoltare

Latvia. Music of solar rites. Ensemble Rasa (streaming Amazon)

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